Si legge in G.C. Bojani, Fili di Fuoco, Omaggio a Salvatore Fornarola XIV Biennale d’Arte “Città di Penne” 1999¸“a partire da un momento collocabile verso il 1970 si volge all’arte astratta. Più specificatamente ricerca espressioni di carattere geometrico-costruttivistico, nelle linee analitiche dell’arte visuale, cinetica e programmata”.
Conferma Paolo Levi “questi lavori sono il risultato di un processo squisitamente mentale, speculativo, dettato da una progettualità rigorosa che è cifra imprescindibile, della concezione metodologica del maestro: quando però si passa dal progetto immaginato alla sua realizzazione concreta, ecco che entrano in gioco la mentalità artistica, il virtuosismo artigianale, in altre parole la capacità di plasmare la materia per assoggettarla alle esigenze dell’inventiva e dell’espressività personali. Si può quindi affermare che Salvatore Fornarola operi alla stregua di uno scienziato partendo però dall’assunto che arte e scienza possano e debbano coesistere in un medesimo percorso di ricerca, dove mentalità artistica e calcolo matematico cooperano e si integrano per dare vita a un traguardo comune”.
“Lo sperimentalismo di Fornarola rappresenta una rottura con i modelli del passato: non tanto per il tentativo di individuare possibilità nuove della tecnica antichissima della terracotta ma piuttosto per un ricerca volta a conferire significati inediti”.
Il Concorso internazionale della ceramica d’arte di Faenza
Scrive Bojani: “Certo influisce su tale orientamento nuovo, la sua partecipazione assidua, dalla metà degli anni sessanta, alle edizioni del “Concorso internazionale della ceramica d’arte” a Faenza, vera palestra e laboratorio dell’innovazione linguistica in questo ambito disciplinare. Ma conta più direttamente il suo rivolgersi all’orizzonte dell’arte strutturata, che vive in quel tempo il momento di piena maturità. Ciò riguarda, entro i limiti dell’assunzione soggettiva, il suo lavoro di atelier, ma anche e soprattutto le scelte didattiche, in una esperienza in cui il ricercatore e il docente appaiono figure indisgiungibili”. E proprio nell’ambiente faentino, si contano ben 17 presenze al concorso internazionale di ceramica di Faenza, che egli instaura un rapporto, fondamentale nella sua crescita artistica, che è stato quello con Gian Carlo Bojani che dal 1974 al 2011 è stato il direttore del relativo museo. Bojani, dal 2008 chiamato a ricoprire la cattedra di storia dell’arte ceramica presso l’università degli studi di Ferrara, riconobbe subito il grande valore delle opere del Fornarola, tanto da considerarlo un punto fermo nelle varie manifestazioni organizzate in Italia e in Europa. Una stima particolare dimostrata anche dai consigli profusi come quelli del 4 marzo 2011, quando nella preparazione delle note biografica, con molta probabilità da inviare alla fondazione Musei e Archivi di Penne in previsione della costituzione di un comitato scientifico, così si rivolge al Fornarola: “mi pare che lei sia matto!!! Mi permetta… una della cose più importanti della sua vita, l’aver contribuito alla scuola d’arte di Fermo non esiste? Non va, non va. Aggiunga queste notizie ed io depurerò una parte delle litanie sulle mostre!!! Qualsiasi imbecille può aver fatto delle mostre. Altra cosa è aver esercitato un magistero, magari con altre personalità che vanno motivate … mi raccomando … non siamo mica nell’arteriosclerosi!”