Con i piatti e le ciotole irrompe nella creatività del Fornarola il colore.
Nel 1993 Lucio del Gobbo scriveva “recentemente, attraverso una sperimentazione materica ancora più analitica, Fornarola ha individuato nel gioco delle trasparenze la possibilità di far convivere con le forme il colore, ferma restando l’utilità della luce a vivificare la forma”.
Nel catalogo della mostra personale “Terrecotte nello spazio” di Fermo scriverà Luciano Marziano: “le opere vengono colte nella oggettualità compositiva come organismi nei quali si combinano plasticità e cromatismo. Processo evidente nelle ciotole e nei piatti elaborati nei secondi anni novanta. La tipologia originaria , oramai, si è trasferita nella dimensione della memoria dalla quale emerge la realtà di un intervento cromatico assunto in modulazioni informali che salvaguardano l’originalità e la concretezza della pittura, anche se, di tanto in tanto, affiora un’immagine che fa riferimento al paesaggio, del resto, tema ricorrente nel lavoro di Fornarola, che gli consente di cogliere le linee di forza dello svolgimento spaziale, i rapporti armonici tra linearità delle fasce ed enucleazione cellulare del tondo.
Ma a rimanere sorpreso dei suoi piatti è lo stesso Fornarola: “il mondo è colorato, quello della terracotta è un colore, poi il rosso, il blu dei miei piatti sottili e quasi trasparenti incredibilmente, ma sempre nati dalla terra”